Io e Luca abbiamo da poco un van, ci vivremo e ci viaggeremo.
Non saremo però né vanlifer, né travel blogger, né lucine carine. Da febbraio saremo in Sardegna poi Sicilia poi Calabria e poi risaliremo l’Italia fermandoci in ogni regione almeno un mesetto per fare wwoofing. WWOOF (world wide opportunities on organic farms) è un movimento globale che riconnette le persone alla terra attraverso l’agricoltura biologica. Praticamente è un progetto in cui lavori in un orto/azienda agricola/ fattoria in cambio di vitto e alloggio. Quindi noi ci sposteremo sul van da una fattoria all’altra e poi lì saremo ospitati da agricoltori e allevatori in cambio dell’affiancamento nel loro lavoro quotidiano. Saranno mesi in cui impareremo, faremo pratica e approfondiremo un mondo che non conosciamo ma che vorremmo fosse la nostra vita futura. Non dico di più perché ancora non lo so manco io. Ma vi tengo aggiornati. Si può benissimo fare la stessa esperienza spostandosi in macchina, in treno, forse addirittura in bici e allora perché un van?
In realtà prima abbiamo pensato al van, poi è arrivato tutto il resto. Io ad 11 anni attaccavo disegnini di camper nella mia cameretta, li guardavo appena sveglia, li guardavo prima di addormentarmi. Luca invece sono 35 anni che ricerca modi di vita alternativi più liberi e autosufficienti. Ad un certo punto ci siam trovati con la voglia di vivere insieme, stavamo per firmare un contratto per un appartamento in centro. Poi non è andata, è saltato tutto. Abbiamo pianto un po', ci siamo presi del tempo per confidarci i nostri sogni e ora diciamo mizzeca menomale.
VITA IN VAN
Si tratta di due persone che vivono in 5 metri con poco di tutto. In un momento storico in cui le risorse sembrano infinite, in cui a gennaio hai 23 gradi in casa e le zucchine all’esselunga le trovi tutto l’anno, è estremamente stimolante togliere, togliere, togliere e vedere cosa sia davvero necessario e quanto invece sia lo spreco. Ma in generale io e Luca siamo due persone che già hanno poche esigenze e che già provano disagio di fronte all’eccesso, per cui per noi il van è una semplificazione.
SPESE, SPAZI E CONSUMI
Il van permette di avere una gestione più controllata delle spese rispetto ad una vita convenzionale in un appartamento. O meglio, hai sottomano in modo molto più chiaro e immediato tutte le uscite. Le spese fisse sono quelle del bollo e dall’assicurazione. Benzina, riscaldamento e gas della cucina sono quelle variabili di cui però vedi il consumo su un display e puoi facilmente regolarti. Tipo, se ho la possibilità di sfruttare la mobilità del mezzo e andare in ambienti miti d’inverno e freschi d’estate, utilizzerò meno riscaldamento o aria condizionata. Se ho la possibilità di tagliare della legna, fare un falò e cucinare sul quel fuoco, consumerò meno gas. Sì è un po' Bear Grylls ma che figata. Vivere in uno spazio così piccolo ti obbliga a vivere con poche cose. Ce ne siamo accorti preparando le borse per la partenza: un paio di magliette, due forchette, una saponetta. Però un po' è vero che anche gli oggetti che non usiamo sono lì che richiedono comunque la nostra attenzione e generano preoccupazioni. Vi giuro che una felpina mezza stagione in più l’avrei presa, così come un balsamo o il cosino per fare il cappuccino ma raga non ci stanno. Non c’è spazio per il “lo prendo, non si sa mai” NO. Minimalismo o muerte! Il minimalismo è anche nelle risorse. Avendo i pannelli fotovoltaici prendiamo dal sole l’energia ma è comunque limitata alla capacità delle batterie. Abbiamo un serbatoio con 100 litri d’acqua a disposizione per lavarci e lavare i piatti. Deve durare il più possibile perché è comunque uno sbatti trovare fontanelle in cui ricaricarla. Cento litri d’acqua sono tanti o pochi? Mah, una persona in media consuma 220 litri di acqua al giorno, a noi 100 litri devono bastare per almeno quattro giorni e siamo in due. Il cesso è da svuotare. Sembra strano e per nulla fancy ma ci si abitua. Ogni quattro giorni circa cerchiamo un’area adibita allo scarico delle acque grigie e nere e al ricarico dell’acqua potabile. Comunque se sei nel bosco puoi cagare nel bosco (ma fai la buca, mi racc). È uno stile di vita che ti richiede di essere sempre presente durante la giornata, immerso nel qui ed ora, concentrato e consapevole perché ogni gesto è fondamentale. I tre secondi che lasci aperta l’acqua per mettere il dentifricio sai che è acqua che ti sei tolto per più avanti. È un modo per rendersi veramente conto delle risorse. Perché in realtà non è mica vero che 100 litri sono pochi o che 5 metri sono corti ma è che te non sei abituato. Sono sufficienti ma ci va un po' per abituarsi alla scarsità. E poi è anche un po' un gioco, un’avventura.
COMPRARE UN VAN
Un parto. Oggi la richiesta è altissima, c’è stata un’esplosione dopo il covid. Un po' perché la gente ha bisogno d’aria e un po' perché instagram romanticizza questo stile di vita e un po' perché ci sono sempre di più lavori da remoto che permettono di viaggiare. Comunque la domanda ha superato l’offerta e quindi i prezzi sono schizzati a cifre allucinanti anche sugli usati. Ovviamente noi facciamo riferimento a van camperizzati, né a van, né ad auto camperizzate, né a camper.
IL NOSTRO VAN
Per una serie di coincidenze o botte di culo noi abbiamo un Carado 540 su base Fiat Ducato. È un mezzo dotato di cucina, dinette (cioè la piccola aerea con il tavolo e i sedili a mò di saletta), bagno e letto. È lungo 5,40 m per cui non troppo corto per viverci e non troppo lungo per parcheggiarlo che tuttavia per una abituata a guidare una C1 che nel Ducato ci sta tre volte son lo stesso tanti metri. Il Carado è l’entry level del gruppo Hymer che è il top di gamma nell’allestimenti di veicoli camper quindi c’è un ottimo rapporto qualità prezzo perché ha un minimalismo degli interni tipico degli Hymer ma è un po' meno raffinato essendo che non mi sono venduta un rene per comprarlo. L’alternativa erano quei fighissimi mezzi storici hippy tipo il Volkswagen T3 Westfalia che sarebbero costati la metà e però forse poco affidabili su strada. La via di mezzo era un van usato ma che tra poco sarebbe stato inutilizzabile per via delle prossime norme anti inquinamento.
MODIFICHE APPORTATE
Prima cosa: i cerchioni neri. Fondamentali? No. Però più passano le settimane più lo osservo e più sono d’accordo: coi cerchioni neri il van è più cattivo. Abbiamo rifatto l’impianto elettrico perché utilizzando i computer volevamo qualcosa di più potente e sicuro (più che altro, diciamoci la verità, è che io voglio usare il phone, non esiste che a febbraio mi asciugo i capelli all’aria). Abbiamo quindi messo due pannelli fotovoltaici sul tetto di circa 400 watt che alimentano le batterie al litio. Sul van c’erano già due batterie AGM da 100 ampere ma hanno una performance minore delle batterie al litio che comunque senza pannelli dovresti ricaricare con l’alternatore della macchina quindi viaggiando oppure con la presa 220 della colonnina. Ma se rimanessi fermo per qualche giorno esauriresti tutte le scorte elettriche ed essendo che ad elettricità funzionano luci, frigo e pompa dell’acqua non sarebbe piacevole. Poi abbiamo cambiato la stufa a gas con una a diesel che pesca dal serbatoio del carburante per una questione di praticità perché è più facile fare benzina che trovare chi ti ricarica la bombola. Il gas lo usiamo quindi solo per i fornelli che hanno un consumo minimo al contrario di come sarebbe stato per il riscaldamento. Quindi sicuramente non è come camperizzarsi un mezzo da soli però …
RIFERIMENTI
Ma tra l’altro l’avete capito il titolo di questo testo? Eh? Come il libro di Grace Paley ma senza lievito. Comunque. Io lavoravo in una libreria, lui fa il grafico. Che ne sappiamo noi di batterie al litio? No infatti, niente, meno di prima. Però sono mesi che ci documentiamo, studiamo e guardiamo contenuti di persone che ci sono state di enorme aiuto. Con i video di The Pillow abbiamo scoperto persone che vivono in modi pazzeschi e hanno prospettive diverse ed è stata la prima volta che ci siamo guardati e abbiam detto: AH. Poi da lì non ci si ferma più eh. Luca pensa spesso a Daniel Norris che è un giocatore di baseball professionista con uno stipendio di due milioni di dollari all’anno. Vive su un Volkswagen scassato degli anni ’70 che è un piccolo van con neanche un cesso e lui ti dimostra che non è una questione economica ma che ama quello stile di vita lì, che mangia da una padella e siede per terra eppure è un milionario che potrebbe comprarsi la luna. Yari Ghidone vive in van da sei anni e più di tutti ha sdoganato la vanlife. Sempre onesto tra un rutto e una birra mostra pro e soprattutto contro di una vita nomade. Da lui abbiamo imparato molti dettagli tecnici perché è uno a cui piace e che vuole conoscere il motore su cui mette il culo, i pezzi della sua casa. E poi è un pazzo e a noi ci piace tanto. Ma poi Mattia Miraglio, gli Stepsover, i KeepEnchanted, i Viaggiatori Ecologici. C’è un mondo appena esci dal tuo recinto di condizionamenti sociali.
FINALE
Sinceramente non pensavo potessimo imparare così tanto in così poco tempo di un argomento mai approfondito prima e che io addirittura imparassi a riconoscere, apprezzare e commentare questo tipo di mezzi.
Secondo noi tutti dovrebbero provare a fare un’esperienza in camper. Innanzitutto per rendersi veramente conto di quanto dei propri consumi. E poi per la questione del minimalismo, dell’abbigliamento in particolare. Ritorno su questo punto perché è la cosa che più di tutte mi ha fatto sentire libera e leggera. Il mio armadietto è capiente e capite che se ci devo far stare vestiti estivi e invernali per un paio di anni ci devo ragionare bene su cosa portarmi. È vero o no che alla fine si mettono sempre quelle tre cose perché sono quelle con cui ci sentiamo più confident, che sentiamo meglio addosso? Ecco. Qui quelle tre cose devono essere il più possibili versatili, andare bene per più stagioni ed essere perfette. PERFETTE. Abbiamo passato mesi a ricercare il pile che più si adattava a noi, la t-shirt 100% lana come base layer perché la lana scalda ma non fa sudare e soprattutto è inodore (sì anche d’estate la lana è ottima), poi un certo tipo di pantaloni comodi, larghi, resistenti, impermeabili e in palette. Fondamentali che le cose siano in palette con i tuoi colori sennò non te le vedi bene addosso, ti fan cagare e non li metti più. Poi scarpe o stivaletti da lavoro, poi calze. Ci siamo sbattuti un po' a cercare ma con 5 capi ben scelti e costosi ma che durano tutta una vita, ci siam rifatti il guardaroba DEFINITIVAMENTE. Poi posso dire? Quando entri nel mood ‘poco ma giusto’ lo fai con tutto: creme, ambienti, persone.
Ragionando senza troppi condizionamenti questa è la soluzione più adatta, non quella definitiva ma quella giusta per noi in questo momento. Vedremo, non possiamo fare altro che provare e vedere. Osservare in silenzio senza giudicare. Vorrei ancora parlarvi del disgregante per il cesso, della piccolissima lavatrice portatile, del braciere e degli estintori ma questo è un altro racconto.